La Strada Statale Sapri-Jonio
Questa strada la troviamo già in parte aperta nel 1856 sulla base di due progetti: uno del Bausan che inizialmente doveva portare a Montalbano Jonico incontrando la strada delle Calabrie al km 93 presso il Fortino di Lagonegro, poi ascendere a Montesano, da qui a Moliterno e proseguire per il bacino dell’Agri, l’altro che attraversasse i territori di Rivello e di Latronico.
A seguito di numerose istanze e petizioni inoltrate al Governo a firma di cittadini dei comuni della valle del Sinni tra i quali mezioniamo quelli degli abitanti di Favale, ora Valsinni, del 03 marzo 1865 e, soprattutto, quella del 12 aprile 1867 con cui si premeva affinchè la Rotabile da Sapri al Golfo di Taranto passasse per Bollita, l’attuale Nova Siri, ed in ultimo quella del 12 maggio 1872 del Consiglio Comunale di Nova Siri, si ottenne la modifica definitiva del progetto con un tracciato che porterà la Strada Nazionale ad immettersi sulla ferrovia Taranto-Reggio al casello n. 54 realizzando, così, l’importantissimo collegamento tra le due ferrovie costiere.
Con la Legge Lanza-Jacini del 20 marzo 1865, sotto il pericolo di un autentico fallimento del bilancio dello Stato Unitario, si era creduto opportuno procedere ad un decentramento amministrativo prevedendo il passaggio di alcune strade nazionali alle amministrazioni provinciali prevedendo il declassamento delle rotabili in seguito alla costruzione di strade ferrate tra due località (questo fu il vero motivo del mancato sviluppo delle ferrovie al Sud): si prospettava, quindi, un arresto del progetto Sapri – Jonio per carenza di fondi visto che troviamo una petizione del Consiglio Comunale di Fardella chiedente “che non siano interrotti i lavori per la costruzione della Strada Nazionale da Sapri al mar Jonio”; a perorare la causa della prosecuzione dei lavori per portare la civiltà ed il lavoro alle popolazioni dell’entroterra intervenne anche il Consigliere Provinciale Luciano Saulle di Pisciotta.
I lavori proseguirono e, nel 1887, la strada arrivava a Latronico dove le maestranze locali (specialmente gli scalpellini della Famiglia Pecoraro) iniziano a lavorare la pietra del Monte Alpi per realizzare le opere, i paracarri ed i cippi miliari, e di lì a pochi anni la rotabile raggiunse Episcopia.
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