Il Monastero di Santo Jorio

Fontana del Monastero di Santo Jorio
Il Monastero di Santo Jorio era uno dei più antichi luoghi di culto presenti sul territorio di Episcopia e sorgeva a non molti chilometri dal Castello ma sulla riva opposta del fiume Sinni.
Venne edificato presumibilmente nel sec. XI e numerosi sono i documenti ritrovati nell’Abbazia di Cava che ne testimoniano le proprietà, i confini, i benefattori e le alterne vicende che hanno visto questo monastero passare prima sotto l’egemonia del Monastero di Kyr Zosimo (l’attuale Cersosimo) e poi sotto il controllo dell’Abbazia di Cava de’ Tirreni.
Chiaramente di origini bizantine, stante il diffuso culto di tale Santo nella Chiesa Ortodossa, i resti di questo antichissimo monastero sono ubicati nell’omonima contrada di Sant’Jorio.
Di questo monastero non si conoscono i pregi architettonici né particolari vicende storiche ad esso collegate ma si conservano numerosi documenti manoscritti tutti riportati all’interno dell’opera Syllabus Grecarum Membranarum del Prefetto degli Archivi Napoletani, Francesco Trinchera, il quale ne operò la trascizione in latino nell’anno 1865.
Il documento più interessante è un atto dell’anno “6651” dove si fa riferimento alla donazione del Monastero di San Giorgio Martire, suffraganeo del Monastero di Kyr Zosimo, alla SS. Trinità di Cava che acquisisce detto monastero di San Giorgio “cum suis tenimentis sivis terris et vineis”.
Il dato temporale, apparentemente improbabile, ci fa scoprire come in Episcopia, all’epoca, fosse in uso il Calendario Bizantino che contava gli anni a partire dalla data della creazione: 1° settembre 5509 a.C.; operando le opportune conversioni l’anno dell’atto risulta essere il 1143, VI indizione, dove ogni indizione era un periodo lungo 15 anni.
Con questo documento Ugo, Conte di Chiaromonte (per approfondimenti su questo nobile Casato clicca qui), e sua moglie Ata, donavano all’Abbazia di Cava il Monastero di San Giorgio sito in agro di Episcopia: è interessante notare come qui il nostro paese venisse menzionato come πισκοπης che si traduce nel genitivo latino Piscopii, “di Episcopia”.
In questo documento è attestata anche la presenza di un funzionario normanno che rivestiva la carica di Vice Conte su quelle terre: Ioannes Vicecomes, difatti, compare assieme ai testimoni Leo Bufardus, Petrus de Cumbari, Nicolaus de Viggiano, al Persbiter Ioannes e al notaio di Episcopia, Leone.
Un altro atto interessante è quello del mese di luglio 1166, avente sempre ad oggetto il Monastero di San Giorgio, dove compaiono alcuni personaggi dell’epoca menzionati come testi e altri menzionati come proprietari dei terreni confinanti con il Monastero (Pietro, Filippo e Orsa Coratzi, figli di Leone, erano i proprietari del fondo mentre il Sacerdote Gidus, Nicolaus Paximadius, Ioannes Cuningaris, Ioannes Vigianita e il Giudice di Episcopia, Nicolaus, erano i testimoni); in questo caso si utilizzò per la prima volta il termine έπἵσκωπιων, Episcopion con la “E” davanti.
Oltre a questi documenti non abbiamo più alcuna notizia successiva riguardante il Monastero di San Giorgio ma si può comunque supporre che il culto di questo Martire esercitasse una certa influenza ancora nel sec. XVI allorquando il Marchese Della Porta (per approfondimenti su questa famiglia clicca qui) si determinò a far affrescare il portale di ingresso del Castello con l’immagine del Santo nell’atto di trafiggere il rettile: del resto si sa che Giorgio è il Santo proveniente dalle fila dell’esercito di Diocleziano ed è stato, perciò, da sempre ritenuto protettore dei cavalieri e martire di alto lignaggio.
Attualmente non è più possibile riconoscere i resti dell’originaria fabbrica altomedievale in quanto la vegetazione ha dato corso ad un’opera di riconquista su ciò che era stato costruito dagli uomini di quei tempi.
Fonte: “Episcopia, Storia e Storie” di Alberto Maria Viceconte – 2019 © Tutti i diritti riservati al Comune di Episcopia.
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