Il Gemellaggio nel nome di San Macario
San Macario Abate è stato per 30 lunghi anni l’economo del nostro Monastero di Santa Maria del Piano, all’epoca chiamato San Lorenzo in Valle, ed è l’uomo a cui Episcopia deve la nascita del suo nome.
Egli si recò qui accompagnato da suo padre, San Cristoforo di Collesano, e dal fratello San Saba.
Giunti presso il castello di Episcopia vollero edificare un’edicola votiva affinché il Signore tenesse in grazia il posto, affinchè la guardasse dall’alto ecco il significato delle parole greche επι “dall’alto” e ξκοπία “vista”.
L’edicola in questione divenne ben presto una chiesa e, poi, un frequentatissimo ed importantissimo centro di vita religiosa che raccoglieva attorno a sé le numerose famiglie dei monaci e dei loro seguaci dando vita, così, allo sviluppo rurale e urbano del nostro paese.
San Macario rimase presso questo monastero per attendere alla sua gestione: apprendiamo dalle cronache dell’epoca che egli era un eccellente cuoco e che con lui cibo ed acqua non mancavano mai né per i monaci né per gli avventori che venivano puntualmente sfamati.
Sappiamo, invece, che San Cristoforo si ritirò in contemplazione in una località detta Asìa, poco distante da lì, che è identificabile con la zona dell’attuale Racìa (per localizzarla clicca qui) e San Saba, invece, dovette ritirarsi in preghiera presso un luogo veramente impervio e difficilissimo da raggiungere: uno scoglio nel greto del fiume Sinni che da lui prese il nome di “Eremo di San Saba” (per localizzarlo clicca qui).
Dopo la morte di San Cristoforo, avvenuta nel 981 d.C., San Macario lasciò Episcopia per andare a fondare altri monasteri altrove, come quello di San Filippo a Lagonegro (per localizzarlo clicca qui) passando successivamente nel Salernitano fino a giungere presso l’eremo di Oliveto Citra nella valle del Sele (per localizzarlo clicca qui) dove visse gli ultimi dieci anni della sua vita e dove fu sepolto dai suoi confratelli alla sua morte avvenuta nell’anno Mille.
Le sue spoglie mortali vennero riesumate solamente il 23 maggio 1652 quando vennero raccolte in un’urna e trasportate in processione nella chiesa del paese di cui divenne Santo Patrono: in tale data, al culmine della novena trascorsa nella chiesa del suo eremo di campagna, si svolge ogni anno la processione rievocativa di quella traslazione delle reliquie.
Queste stesse reliquie, le ossa del cranio di San Macario oggi custodite in un busto argenteo di pregevolissima fattura, sono state riportate ad Episcopia dopo ben 1067 anni dalla sua prima visita.
Il Gemellaggio, il primo nella storia del nostro paese, è scaturito dagli approfondimenti storici ed agiografici condotti dal Consigliere Comunale Alberto Maria Viceconte, ed ha come primario obiettivo quello di riunire le due comunità cristiane fondate da San Macario e poi quello di porre le basi per un proficuo scambio culturale con il centro Silentino con il quale in futuro si continueranno a tessere proficui rapporti.
Il “Patto di Gemellaggio” è stato ratificato ad Episcopia il 22 settembre 2019 proprio sull’altare del Monastero di Santa Maria del Piano (per un approfondimento sul “Patto di Gemellaggio” clicca qui).
Per vedere il servizio del Tg3 Regione relativo a questo evento clicca qui.
Fonte: “Episcopia, Storia e Storie” di Alberto Maria Viceconte – 2019 © Tutti i diritti riservati al Comune di Episcopia.
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